Anche quest’anno, TUTTI A ROMA!

WhatsApp Image 2023-10-12 at 16.31.06Mancano ormai poco più di dieci giorni al Pellegrinaggio Summorum Pontificum 2023: un’iniziativa della quale il CNSP è stato ed è attivo promotore sin dalla prima edizione, nell’ormai lontano 2012.

Quest’anno, come sapete, purtroppo non sarà possibile celebrare la consueta Messa solenne sulla tomba dell’Apostolo, e la processione verso San Pietro si concluderà con la recita dell’ora sesta.

Sappiamo bene che ciò ha creato un po’ di sconcerto tra i fedeli. Lo comprendiamo: ma dobbiamo superare questo disorientamento e quest’anno più di ogni altro serrare le fila ed accorrere a Roma. Anzi, dovremmo sforzarci di essere più presenti che mai: ce lo impongono le circostanze in cui versa la Santa Chiesa, che proprio in questi giorni appaiono particolarmente drammatiche.

DUNQUE: TUTTI A ROMA!

Tutti a Roma, per giustapporre alla città proibita sinodale, così distante e inaccessibile, proprio come l’antica residenza degli imperatori cinesi, la gioiosa processione del Populus Summorum Pontificum!

Tutti a Roma, per dimostrare concretamente, nel cuore della città eterna, che il popolo di Dio, quello vero, quello di carne, non è così come lo si vorrebbe rappresentare, ma sa, vuole e può ancora mettere al centro della propria vita l’adorazione, la vita sacramentale e la speranza cristiana, non cade preda di infondati terrori apocalittici, non sposa l’agenda mainstream, e si abbandona con certezza alla parola del Signore: «confidite, ego vici mundum» (“abbiate fiducia, io ho vinto il mondo”: Gv, 16, 28).

Tutti a Roma, per riempire San Pietro anche quest’anno, proprio quest’anno, nonostante sia quest’anno. Riempiamo la Basilica per mostrare a tutti, entro e fuori la Chiesa, che ci siamo e vogliamo esserci. Che se nessuno ci potrà separare dall’amore di Cristo, come ci assicura S. Paolo, nessuno potrà fare di noi dei fedeli di serie B, dei devianti da rieducare o delle zavorre di cui liberarsi.

Insomma, tutti a Roma per dimostrare nei fatti che nessuno è di troppo nel popolo di Dio. E che non siamo e non saremo mai ospiti sgraditi in quella che è e sarà sempre la nostra casa: la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica.

Cari amici del Populus Summoru Pontificum d’Italia: ecco le ragioni per cui dobbiamo fare ogni sforzo per essere a Roma e partecipare alla processione verso S. Pietro. Raggiungere l’urbe, anche in giornata, è possibile senza eccessive difficoltà, in treno, dalle principali città, spesso in poche ore: al massimo, può comportare il sacrificio di una levata mattiniera. Non è necessario iscriversi, prenotarsi o altro, ma occorre solo trovarsi presso la basilica minore dei Santi Celso e Giuliano (Via del Banco di Santo Spirito, 52) alle h. 9,00 di sabato 28 ottobre. Di nuovo, dunque: tutti a Roma!

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Il pellegrinaggio di Chartres 2023: un evento storico

Riprendiamo con piacere dal blog Messa in Latino (MiL) – che ringraziamo – questo post dedicato al pellegrinaggio Parigi-Chartres dei giorni 27/29 maggio: anche secondo noi (il 29 eravamo lì!) sono state davvero giornate storiche.

Di ritorno da Chartres: qualche riflessione

A ormai quasi dieci giorni dalla conclusione del pellegrinaggio di Notre Dame de Chrétienté, mi sento di tentarne un primo, elementare bilancio. Lo faccio forte della mia esperienza di “inviato speciale” di MiL a Chartres: ho partecipato, grazie alla squisita ospitalità degli organizzatori, alla Messa del 29 maggio, e posso assicurarvi che assaporare dal vivo il clima che si respirava nella magnifica cattedrale gotica, e tutt’intorno, sin dall’arrivo dei primi pellegrini, mi ha dato un’emozione indescrivibile. Il sole splendente e il cielo azzurrissimo rappresentavano quasi materialmente che cosa potrebbe essere – anzi: che cosa sarà – la vera nuova primavera della Chiesa.
Fatta questa inderogabile considerazione, e pur consapevole che le cose da dire sarebbero tantissime, provo a proporvi qualche sommessa riflessione (col corredo di alcune foto, di cui ringrazio l’amico Ivo Musajo Somma, sperando che possano evocare l’atmosfera della giornata).
l’arrivo dei primi pellegrini
Prima riflessione: sembra davvero che questo pellegrinaggio 2023 meriti l’appellativo di storico (come ipotizzato qui). Non solo, per la prima volta in quarant’anni, l’organizzazione ha dovuto chiudere anticipatamente le iscrizioni, com’è noto; ma, sempre per la prima volta in quarant’anni, i media francesi – inclusi quelli laici, per non dire laicisti – hanno dato puntuale ed ampio riscontro a quanto avveniva nei cento chilometri che uniscono Parigi a Chartres, parlandone in termini obiettivi, spesso benevoli, talora addirittura ammirati (per un rapido approfondimento, ved. qui e, in francese, qui): cioè come di un evento che può suscitare qualunque commento, ma non l’ironia e il dileggio sinora riservati ai tradì. D’altra parte, presentare come vecchi parrucconi 16.000 pellegrini, età media 20-21 anni, sarebbe stato realmente impossibile.
il corteo dei pellegrini entra in Cattedrale
A rendere storico il pellegrinaggio di quest’anno, però, c’è ben di più. Infatti – seconda riflessione – esso è stato il primo successivo all’implementazione di Traditionis Custodes mediante il cosiddetto Rescritto Roche, e all’applicazione che gli è stata variamente data. È proprio in tale contesto che il pellegrinaggio – per dirla all’italiana – ha fatto il botto. Anche tale dato, che molti troverebbero sorprendente, suggerisce plurime spiegazioni. Premesso che esso conferma la regola aurea per cui la persecuzione, alla fine, rafforza i perseguitati (e, sempre a lungo termine, indebolisce i persecutori), ciò che oggi appare evidente è che la galassia tradizionale, ad onta di ogni pur reale differenziazione interna, costituisce ormai una realtà sia spiritualmente, sia sociologicamente più che consolidata. Benché sia ancora minoritaria, è una minoranza di fedeli ben consapevoli di sé, a fronte di una maggioranza sostanzialmente dimentica della propria identità: dunque una minoranza che può essere decisiva, e che, a tutto concedere, non si può più liquidare come se si trattasse di una realtà insignificante e dispersa; né come un corpo sostanzialmente estraneo alla Chiesa. Della quale – nonostante tutto – la comunità tradizionale si sente parte, e parte costitutiva, in grado di opporre una pacifica quanto concreta ed efficace resistenza agli evidenti tentativi di espulsione di cui oggi è fatta bersaglio. Essa, poi, esercita una reale capacità attrattiva anche oltre il suo naturale “bacino d’utenza”: quest’anno, una quota importante di pellegrini ha incontrato per la prima volta la liturgia tradizionale proprio partecipando al pellegrinaggio. Come ha giustamente sottolineato Jeanne Smits, la comunità tradizionale è diventata anche una comunità missionaria, specificamente orientata alla rievangelizzazione dei tanti che hanno sostanzialmente dismesso la propria identità cattolica.
il Capitolo italiano entra in Cattedrale
Terza riflessione: il grande successo del pellegrinaggio si colloca (come non dire provvidenzialmente?) in quasi esatta coincidenza con il riemergere di una opposizione netta alla liturgia tradizionale da parte dei vertici istituzionali della Chiesa. Sono recenti le tristemente note dichiarazioni del Card. Roche sul cambio teologico sottostante alla riforma liturgica, con il chiaro rifiuto della liturgia anteriore; o del Card. Cantalamessa, che in uno dei suoi quaresimali di quest’anno ha ripetuto l’assioma per cui la liturgia riformata sarebbe fedele a quella dei primi tre secoli, poi corrotta dalla clericalizzazione (una stantia proiezione sul piano liturgico del mantra iperideologico della Chiesa costantiniana). D’altronde, da un po’ di tempo a questa parte si va dicendo che la comunità tradizionale è divisiva e rifiuta le magnifiche sorti e progressive del rinnovamento conciliare: è il nuovo mantra dell’indietrismo.
l’ingresso della reliquia di S. Tommaso
A chi ha i capelli abbastanza bianchi per ricordare i formidabili anni settanta, sembra di esservi ripiombato. Ma non è questo il punto. Il punto è che un evento come il pellegrinaggio di Chartres del 2023 ha plasticamente mostrato come i vertici della Chiesa siano ormai tragicamente disconessi dalla realtà e prigionieri della più asfittica autoreferenzialità (della quale infondatamente accusano chi non la pensi come loro…).
l’ingresso di Mons. Thomas Edward Gullickson,
che ha celebrato il pontificale e tenuto l’omelia
Questa disconessione, questa insistita autoreferenzialità, si collocano innanzitutto sul piano, diciamo così, culturale: dichiarazioni come quelle del Card. Cantalamessa – che cito a mero titolo d’esempio – dimostrano di ignorare oltre cinquant’anni di studi archeologici, storici, linguistici, e di analisi critica delle stesse fonti liturgiche, in virtù dei quali certe granitiche certezze sulla corrispondenza tra la nuova liturgia e quella delle origini cristiane si sono se non ormai totalmente sgretolate, quantomeno grandemente incrinate, derubricandosi – nella migliore delle ipotesi – a teorie discutibili e discusse (per avere riprova di quanto dico, si legga questo interessante studio del prof. Stefan Heid, Rettore del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, liberamente reperibile in rete).
Mons. Gullickson tiene l’omelia
Sul piano teologico, poi, la sorda autosufficienza dell’impostazione che potremmo definire anti-tradizionale, e la conseguente unilateralità delle sue conclusioni, appaiono evidentissime: basti dire che esse trascurano programmaticamente il pensiero ratzingeriano, che pure ha aperto alla teologia liturgica orizzonti di grande respiro, ispirando le nuove generazioni in termini molto più solidi di quanto non abbiano saputo fare gli eredi (o i sopravvissuti) del liturgismo anni ’60-’70. Il cui autocompiacimento intellettuale, purtroppo, suscita tuttora la presunzione di poter reinventare la liturgia, e finisce inevitabilmente per tradursi in posizioni eterodosse (in proposito, si veda qui l’approfondimento di José Antonio Ureta).
l’offertorio
Ma è a livello pastorale e spirituale che la disconnessione dalla realtà e l’autoreferenzialità dei vertici ecclesiali si manifestano in termini davvero drammatici. Quando sono state avviate consultazioni tra tutti i Vescovi circa la liturgia tradizionale dopo il Summorum Pontificum, se ne sono letti i risultati ad usum Delphini, cioè per confermare una conclusione prestabilita, aprioristicamente negativa, trascurandone la ben diversa reale portata (rigorosamente secretata, ma meritoriamente divulgata già nel 2021 da Diane Montagna: ved. qui, qui e qui); si è, poi, lanciata una grande consultazione presinodale dei fedeli, dalla quale, però, i tradizionalisti sono stati scrupolosamente esclusi; soprattutto, non si è compreso nulla di nulla della vera essenza della rinascita tradizionale in corso ormai da anni, trattandola – e liquidandola – come un fenomeno politico, come il tentativo di rivalsa dei (cattivi) conservatori sui (buoni) progressisti, anziché per quello che essa è davvero: una vera e sincera manifestazione di autentico risveglio religioso, di amore incondizionato per la Chiesa, di profondo desiderio di condivisione della fede con i cattolici di ieri, di oggi e di domani.
l’elevazione del Calice
Non stupisce, dunque, che il 30 maggio scorso, parlando del pellegrinaggio di Chartres alla trasmissione Les Vraies Voix (un programma della francese Radio Sud: si veda qui, a partire da 59’28”), Max Guazzini, una famosa personalità italofrancese totalmente estranea al dibattito intraecclesiale, e, così, totalmente priva di precondizionamenti di sorta, abbia potuto dire (la traduzione è nostra): «è bello vedere un altro tipo di gioventù, che prega, che marcia, che non crea problemi, che forse preferisce la Tradizione, che ama la Tradizione, che ama di più la Messa latina, per la maggior parte, e sto ammirando questo incredibile movimento, e così, quest’anno in realtà ne stiamo parlando, ma è in corso da diversi anni, e sono sempre sorpreso: nessuno parla del pellegrinaggio di Chartres! (…) Ed è una cosa meravigliosa, è una rinascita gradita, anche se, paradossalmente, Papa Francesco è contro le persone che amano la Messa in latino; c’è da chiedersi perché, visto che oggi sono così poche le persone che vanno a Messa! Non diamo fastidio – per usare un eufemismo – a chi frequenta la chiesa ed è attaccato a Roma! Non capisco proprio! Benedetto XVI ha autorizzato il ritorno alla Tradizione, ma lui è contrario! Ebbene, vediamo che i giovani che non hanno vissuto i tempi della Messa in latino preferiscono andare a sentire una Messa in latino. Ascoltate: lasciamo la gente libera! Ci sono Messe di rito orientale che sono cattoliche, e questo non è un problema».
il corteo di uscita al termine del Pontificale – I
Ecco, dunque, perché il pellegrinaggio Parigi-Chartres potrà felicemente passare alla storia: non perché possa produrre qualche risultato immediato (Traditionis Custodes non verrà abrogata domani, le Messe soppresse non verranno ripristinate posdomani…), ma perché dal 27 al 29 maggio 2023 sedicimila giovani entusiasti, semplicemente marciando verso una cattedrale, hanno mostrato a tutti la distanza siderale che separa la realtà viva della Chiesa dalla stizzita e frustrante rappresentazione ideologica che se ne dà nelle stanze del potere ecclesiale; che non c’è divieto, proibizione, restrizione, censura, men che meno persecuzione, che possa soffocare questo fecondo seme di un futuro spiritualmente rigoglioso; che è ora di dissipare la nebbia di depressa rassegnazione che grava da troppo tempo sui buoni cattolici; che la strada della rinascita c’è, è segnata, e bisogna solo affrontare con coraggio la fatica di percorrerla; insomma, che si può fondatamente sperare che la notte sia prossima a finire e l’alba sia vicina.
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il corteo di uscita al termine del Pontificale – II

 

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PER AMORE DEL PAPA – PER LA PACE E L’UNITÀ DELLA CHIESA – PER LA LIBERTÀ DELLA MESSA TRADIZIONALE LATINA. Il Comitato organizzatore illustra i manifesti

Senza nomeIl Comitato Organizzatore della campagna “PER AMORE DEL PAPA – PER LA PACE E L’UNITÀ DELLA CHIESA – PER LA LIBERTÀ DELLA MESSA TRADIZIONALE LATINA”, ha diffuso la seguente nota illustrativa del contenuto dei manifesti.

LE HEADLINES

Per amore del Papa

Questa campagna è ispirata dall’amore che tutti i cattolici portano al Papa, e desidera esserne espressione.

L’amore del Papa non è un amore servile, ma filiale. In molti ambienti ecclesiastici di oggi, purtroppo, quest’ultimo sembra recessivo rispetto all’amore servile, che, invece, è stucchevolmente eccessivo.

L’amore filiale è un amore che anela ad essere ricambiato: come tutti i figli devoti, anche chi vive la propria fede cattolica al ritmo della liturgia tradizionale desidera intensamente che chi nella Chiesa gli è padre gli mostri affetto, comprensione, vicinanza, e gli dia fiducia, ossia ne abbia un’autentica cura pastorale. «Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?» (Lc, 11, 11-12).

L’amore filiale, poi, si nutre di parresia: non teme di dire la verità al padre, e si sforza di fare tutto ciò che è possibile perché egli dimori nella verità e nella giustizia. La verità esige, innanzi tutto, proprio di considerare i battezzati per quello che sono davvero, senza pregiudizi e al di fuori dagli stereotipi, e, soprattutto, senza filtri ideologici o politici – anche se si tratti di politica ecclesiale.

Infine, è un amore che accorre in soccorso del padre, e si sforza di unire al rispetto dovutogli la volontà operosa di preservarlo dalle azioni precipitose e ingiuste.

Per la pace e l’unità della Chiesa

La serena accettazione della liturgia tradizionale come pienamente cattolica, qual essa è e non ha mai cessato di essere, è indissolubilmente legata alla pace e all’unità della Chiesa. Esse non possono basarsi sulla rottura tra ieri e oggi, tra una teologia del passato e una del presente, tra chi aderisce ad una specie di pensiero unico ecclesiale, e chi no. La pace e l’unità della Chiesa non possono basarsi sulla creazione di qualche riserva liturgica nella quale rinserrare una minoranza, né sulla pretesa di omologare forzatamente ciò in cui, al contrario, la legittima varietà è una ricchezza. Non possono basarsi sulla sopravvenuta illegittimità o eterodossia di ciò che ha costituito per oltre un millennio il pilastro fondamentale della vita spirituale di tutti i cattolici. Ne va della credibilità stessa della Chiesa come comunità di ieri, di oggi e di domani, capace di attraversare i secoli rimanendo perennemente fedele al Signore, e così a sé stessa, a dispetto di ogni moda intellettuale o delle volubili teorie teologiche.

Per la libertà della Messa tradizionale latina

In soli pochi anni, poco più di quindici, la piena accessibilità della Liturgia tradizionale ha liberamente e spontaneamente generato un movimento crescente ormai diffuso in tutta la cattolicità, animato per lo più dai laici, e, tra questi, soprattutto da giovani e da nuove, feconde famiglie cristiane: «per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!» (At., 5, 38-39). Questo movimento internazionale, particolarmente incoraggiato dai Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ha generato conversioni, riavvicinamenti alla fede, vocazioni sacerdotali, in proporzioni e frequenza oggi generalmente inusuali. Quale esempio migliore di ciò che costituisce realmente un segno dei tempi, e una manifestazione pienamente ortodossa della libertà dei battezzati, e del dovere di ogni laico – provvidenzialmente messo in luce negli ultimi decenni – di essere personalmente coinvolto nella responsabilità per la perfezione liturgica della Chiesa? Proprio chi ama e comprende appieno il significato della balaustra, sa che la liturgia non si arresta al di là di essa, ed ha sperimentato la profonda partecipazione ai sacri misteri che deriva dall’aderire spiritualmente, nelle forme totalmente coinvolgenti della Messa tradizionale, all’azione compiuta mirabilmente dal sacerdote in persona Christi. Perché temere questa libertà?

LE CITAZIONI DEI SOMMI PONTEFICI

La citazione della Quo Primum

È noto anche a chi abbia una conoscenza solo superficiale della storia liturgica che il Messale promulgato nel 1570 da Papa Ghislieri non è il frutto di una sua elaborazione innovativa, come se si trattasse di una creazione del Pontefice o della Commissione istituita all’uopo, ma costituisce la codificazione delle rubriche e dei testi della Messa romana, così come essa si era sviluppata secondo un processo costante e ininterrotto probabilmente dai tempi di Papa Damaso I, se non prima, traendo assai attendibilmente origine dalle forme liturgiche dell’età apostolica e patristica.

Ne è riprova, fra le tante, il fatto che il Messale del 1570 corrisponde quasi completamente ai messali romani anteriori conosciuti, e, così, anche ai primi messali a stampa, che risalgono ad un secolo prima (l’Ordo Missalis secundum consuetudinem Curiae Romanae uscì nel 1474 per i tipi del milanese Antonio Zarotto), e sono ben anteriori alla stessa crisi luterana.

La Quo Primum, dunque, esprime la volontà magisteriale del Pontefice di fare del Messale romano il paradigma liturgico universale, permanente e irrevocabile della Chiesa latina. Si tratta di una disposizione che va ben oltre il suo portato giuridico e il suo valore disciplinare, per quanto fondamentali, e che pone un limite invalicabile alla creatività liturgica di ieri, di oggi e di domani, e alla proiezione sulla liturgia – pur nella provvidenziale, doviziosa varietà dei riti legittimi – delle sperimentazioni teologiche, esposte alla normale aleatorietà delle opinioni e delle teorie scientifiche (come ammoniva Benedetto XVI, allora Card. Ratzinger, nella nota conferenza tenuta a Fontgombault nel 2001: «una cosa dovrebbe essere chiara. La liturgia non deve essere il terreno di sperimentazione per ipotesi teologiche. In questi ultimi decenni, congetture di esperti sono entrate troppo rapidamente nella pratica liturgica, spesso anche passando a lato dell’autorità ecclesiastica, tramite il canale di commissioni che seppero divulgare a livello internazionale il loro consenso del momento e nella pratica seppero trasformarlo in legge liturgica. La liturgia trae la sua grandezza da ciò che essa è e non da ciò che noi ne facciamo. La nostra partecipazione è certamente necessaria, ma come un mezzo per inserirci umilmente nello spirito della liturgia e per servire Colui che è il vero soggetto della liturgia: Gesù Cristo»).

La citazione del Messaggio di Giovanni Paolo II ai  partecipanti all’Assemblea Plenaria della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 21 settembre 2001

Questa citazione – inserita in una allocuzione ufficiale, poi diventata parte integrante del Direttorio su Pietà Popolare e Liturgia – Principi e Orientamenti, pubblicato nel 2002 dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, e tuttora presente sul sito della Santa Sede – è fra le meno note di Papa Wojtyla: forse perché, all’epoca, fu oggetto di una vera e propria censura di cui furono protagonisti perfino personalità ecclesiastiche, che venne addirittura documentata dalla stampa. L’affermazione per cui le preghiere del Messale tradizionale esprimono il più profondo senso di umiltà e di riverenza di fronte ai santi misteri, e rivelano la sostanza stessa di qualsiasi Liturgia, mostra che l’adesione alla liturgia tradizionale è pienamente cattolica, ed implica il carattere esemplare, e il valore formativo, della Messa antica. Il suo soffocamento, dunque, costituirebbe un impoverimento reale per tutti i fedeli, anche per quelli che non seguono il Messale tradizionale; nello stesso tempo, quest’ultimo è una delle cose preziose che ogni battezzato ha il diritto di poter estrarre dal forziere della Chiesa.

La citazione del Summorum Pontificum e della relativa Lettera di accompagnamento

A differenza della citazione giovanpaolina, quelle di Benedetto XVI sono invece ben note. Esse esprimono sia l’utilità pastorale, sia la necessità spirituale della conservazione della liturgia antica come liturgia davvero viva nella Chiesa.

Già sul finire degli anni ‘90, l’allora Card. Ratzinger notava che «una comunità mette in questione sé stessa, quando considera improvvisamente proibito quello che fino a poco tempo prima le appariva sacro e quando ne fa sentire riprovevole il desiderio. Perché le si dovrebbe credere ancora? Non vieterà forse domani, ciò che oggi prescrive?» (J. Ratzinger, Il sale della terra. Cristianesimo e Chiesa Cattolica nella svolta del terzo millennio. Un colloquio con Peter Seewald, Ed. S.Paolo, 1997, p. 199).

Costruire – anzi, imporre – una soluzione di continuità tra la liturgia di ieri e la liturgia di oggi realizza una devastante divisione tra il passato e il presente, che compromette l’unità della Chiesa ed erige indebitamente lo spirito di rottura quale orientamento fondamentale della sua vita e della sua azione pastorale.

La difesa della liturgia antica, la sua preservazione come viva espressione delle fede dei credenti, la sua diffusa celebrazione, costituiscono dunque il più efficace baluardo che possiamo contrapporre alle spinte centrifughe che, purtroppo, caratterizzano dolorosamente l’attualità ecclesiale.

 

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PER AMORE DEL PAPA – PER LA PACE E L’UNITÀ DELLA CHIESA – PER LA LIBERTÀ DELLA MESSA TRADIZIONALE LATINA

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Pubblichiamo qui di seguito, nelle versioni italiana ed inglese, il Comunicato Stampa diffuso dal Comitato promotore dell’iniziativa i cui motti sono

PER AMORE DEL PAPA

PER LA PACE E L’UNITÀ DELLA CHIESA

PER LA LIBERTÀ DELLA MESSA TRADIZIONALE LATINA

Il CNSP segue con interesse l’iniziativa ed è lieto di supportarne la comunicazione.

COMUNICATO STAMPA

Da questa mattina, per 15 giorni, nei pressi del Vaticano resteranno affisse alcune decine di manifesti dedicati alla Liturgia tradizionale.

Un comitato di promotori, che partecipano a titolo personale pur provenendo da diverse realtà cattoliche (come i blog Messainlatino e Campari & de Maistre, e le associazioni Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum e Ass. San Michele Arcangelo), ha voluto rendere pubblico il profondo attaccamento alla Messa tradizionale proprio quando ne sembra programmata l’estinzione: per amore del Papa, affinché sia paternamente aperto alla comprensione di quelle periferie liturgiche che da qualche mese non si sentono più ben accette nella Chiesa, perché trovano nella liturgia tradizionale la piena e compiuta espressione della fede cattolica tutta intera.

«Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso» (Benedetto XVI). La crescente ostilità nei confronti della liturgia tradizionale non trova giustificazione né sul piano teologico, né su quello pastorale. Le comunità che celebrano secondo il Messale del 1962 non sono ribelli alla Chiesa; al contrario, benedette da una costante crescita di fedeli e di vocazioni sacerdotali, costituiscono un esempio di salda perseveranza nella fede e nell’unità cattoliche, in un mondo sempre più insensibile al Vangelo, e in un tessuto ecclesiale sempre più cedevole a pulsioni disgregatrici.

Per questo, l’atteggiamento di rifiuto con cui i loro stessi pastori sono oggi costretti a trattarle, non è solo motivo di acerbo dolore, che questi fedeli si sforzano di offrire per la purificazione della Chiesa, ma costituisce anche una grave ingiustizia, davanti alla quale la carità stessa impone di non tacere: «un silenzio inopportuno lascia in una condizione falsa coloro che potevano evitarla» (S. Gregorio Magno).

Nella Chiesa dei nostri giorni, in cui l’ascolto, l’accoglienza e l’inclusione ispirano ogni azione pastorale, e si vuol costruire la comunione ecclesiale “con metodo sinodale”, questo popolo di fedeli comuni, di giovani famiglie, di ferventi sacerdoti, ha la fiduciosa speranza che la sua voce non venga soffocata, ma accolta, ascoltata e tenuta nella giusta considerazione. Chi va alla “Messa in latino” non è un fedele di serie B, né un deviante da rieducare o una zavorra di cui liberarsi.

Il Comitato promotore
(Toni Brandi, Luigi Casalini, Federico Catani, Guillaume Luyt, Simone Ortolani, Marco Sgroi)

prolibertatemissalis@gmail.com

*** *** ***

PRESS RELEASE

Starting this morning, and lasting for 15 days, several dozen billboards dedicated to the traditional liturgy will be posted near and around the Vatican.

An organizing committee, whose members are participating in a personal capacity and who come from different Catholic entities (such as the blogs, Messainlatino and Campari & de Maistre, and the associations, National Committee on Summorum Pontificum and the St Michael the Archangel Association), wished to make public their profound attachment to the traditional Mass at a time when its extinction seems to be planned. They do so out of love for the Pope, so that he might be paternally opened to understanding those liturgical peripheries that no longer feel welcome in the Church, because they find in the traditional liturgy the full and complete expression of the entire Catholic Faith.

“What earlier generations held as sacred, remains sacred and great for us too, and it cannot be all of a sudden entirely forbidden of even considered harmful” (Benedict XVI, Letter to the Bishops on the occasion of the publication of the Apostolic Letter Summorum Pontificum). The growing hostility towards the traditional liturgy finds no justification on either a theological or pastoral level. The communities that celebrate the liturgy according to the 1962 Roman Missal are not rebels against the Church. On the contrary, blessed by steady growth in lay faithful and priestly vocations, they constitute an example of steadfast perseverance in Catholic faith and unity, in a world increasingly insensitive to the Gospel, and an ecclesial context increasingly yielding to disintegrating impulses.

For this reason, the attitude of rejection with which their own pastors are forced to treat these communities today is not only reason for bitter sorrow, which these faithful strive to offer for the purification of the Church, but also constitutes a grave injustice. In the face of this injustice, charity itself demands that we not remain silent: for “

In the Church of our day, in which listening, welcoming, and inclusion inspire all pastoral action, and there is a desire to build ecclesial communion “with a synodal method,” this group of ordinary faithful, young families, and fervent priests has the confident hope that its voice will not be stifled but welcomed, listened to, and taken into due consideration. Those who go to the “Latin Mass” are not second-class believers, nor are they deviants to be re-educated or a burden to be gotten rid of.

The Organizing Committee
(Toni Brandi, Luigi Casalini, Federico Catani, Guillaume Luyt, Simone Ortolani, Marco Sgroi)

prolibertatemissalis@gmail.com

Qui di seguito, la riproduzione dei manifesti:

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THE TRADITIONAL MASS: LEARN MORE

versione italiana: cliccate qui

eefb6391-8244-44ed-b661-b04c875e4e30Recent church events have aroused an unexpected curiosity in many of the faithful about the traditional liturgy, which very few are familiar with, except through hearsay or misleading stereotypes.

After the liturgical reform of 1970, the Traditional Mass, often hastily referred to as the Latin Mass, was once again freely offered to all Catholics, without restriction, by Pope Benedict XVI, with a measure in the form of a Motu Proprio, called Summorum Pontificum, issued in July 2007*. In July 2021, a new Motu Proprio by Pope Francis imposed severe restrictions on the celebration of the Traditional Mass, which have been further tightened in recent months**.

But what is the Traditional Latin Mass (TLM)? We want to help everyone find out more, by collecting some useful information on this page, and some indications for further investigation. We hope this will make it easier to understand whether the faithful who love this ancient liturgical form, and participate in it with great devotion, really deserve the latest restrictions, so punitive, and sometimes humiliating.

Let’s start with some videos, easily available on the web, that can help us understand why the TLM is preferred by a growing number of the faithful. The texts are in English (the TLM is widely used in the USA), but you can activate subtitling in other languages:

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Here you will find a recording of the full celebration of a Sunday Mass in a parish in Perth, Australia. The TLM is a tangible proof of the universality of the Church:

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Finally, a little tidbit (only in English): the story of Harrison Butker, the kicker of the Kansas City Chiefs (winner of the 2023 Super Bowl thanks to one of his kickoffs; more information on MiL – Messainlatino.it), a true star of American football – the most watched sport in the USA. Butker is a Catholic whose spiritual life is marked by the traditional liturgy. In this video he talks about his faith and how important the TLM is for him and his family.

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We hope that the films have shown that the traditional liturgy deserves to be truly known, without blinkers or prejudices, as do the communities that celebrate it; and that reading this page may be for all of you the first step in a growing friendship to the TLM.

In fact,«what was sacred for previous generations, remains sacred and great for us as well, and cannot be suddenly forbidden or even judged harmful. It does us all good to preserve the riches that have grown in the faith and prayer of the Church, and to give them their rightful place» (Benedict XVI).

The traditional liturgy is the liturgical rite of the Catholic Church that has been celebrated uninterruptedly from the time of Pope Gregory the Great until today, although since 1970, the traditional liturgy has been set aside and, like a heart transplant, has been replaced by a new rite, reformed and promulgated by Pope Paul VI, and, percentage-wise, there are few left who continue to celebrate in the traditional form.

The traditional Liturgy, however, like the star that guided the Magi to Bethlehem, is able to lead the whole Church back to Bethlehem, to the house of bread, that is, to the presence of the Eucharistic mystery. The traditional liturgy is able to lead the Church once again, and with renewed enthusiasm, to the presence of the divinity of the second Person of the Trinity hypostatically united to his humanity immolated bloodlessly every day, as perfect worship to his Father, on every altar in the world. The Church, on seeing this rising star, cannot feel suspicion, fear or mistrust, on the contrary she must feel, like the Magi, a «very great joy» because it leads her to see«the child with Mary his Mother», that is, to recognise that she, the Church, represented by Mary, carries nothing less than God in her arms. Imitating the Magi, the Church returns to«bow down and adore him», offering him«gold, frankincense and myrrh», thus professing its faith in the kingship, divinity and humanity, given as a sacrifice, of Jesus.

By asking the faithful to remain on their knees for a considerable part of the sacred act and by asking the priest to genuflect numerous times before coming into contact with the consecrated species, the ancient Mass shows itself for what it really is: a great kerygma/announcement. The word kerygma is derived from the Greek, which literally means«to shout». The ancient Mass shouts/announces that the most appropriate attitude with which man recognises the Mystery of God is adoration, that is, as the very etymology of the word evokes, an act of loving submission, of reverent obedience, of affectionate acceptance of His majesty. Man recognises and feels himself to be a creature whose origin and destination start from and are oriented towards the Creator. If one rejects this vision, there can only be an illusory and arrogant anthropocentrism, the one that has produced so many wounds and so much pain, especially in the last two centuries, by removing hope from the hearts of men, as Pope Benedict XVI masterfully demonstrated in his encyclical Spe salvi.

Very frequent are the genuflections of the priest during the traditional Mass. Each genuflection before the Blessed Sacrament represents an act of faith in Christ. Kneeling, the principal gesture of adoration, is not an act of humiliation, but only of humility.

There are many other examples: kissing the altar, beating one’s chest are frequent actions in the 1962 Missal as in Eastern liturgies. The Rite nourishes prayer and faith. For example, the ceremonies that accompany the consecration help one to believe in the reality of the sacrifice of the Mass: when in the midst of the silent canon, a bell tolls, the bell rings in the church shrouded in silence, the thurible releases its perfumed clouds, the ad faces surround the altar with their candles and the entire assembly is kneeling, the visitor, who has entered the church by chance, immediately understands that something is happening that goes far beyond appearances. We know that the Lord prayed on his knees, that Stephen, Peter and Paul prayed on their knees. By bending the knees in the name of Jesus, the Church proclaims the Truth. In the same way, it is a beautiful manifestation of faith to see, at the moment of communion, the whole assembly kneel and beat their chests at the threefold Domine non sum dignus, to see the priest carrying the Blessed Sacrament advancing towards the balustrades, an extension of the altar, preceded by those who carry the candles, and each member of the faithful, humbly kneeling, receiving the body of Christ from the consecrated hands of the priest. The signs of adoration and veneration towards the Blessed Sacrament facilitate the faith of young people who have to live in a society where Christianity tends to disappear, and their generous presence at the Ancient Rite confirms that this symbolic language speaks to their inner universe.

Every man’s heart is made for the Lord. The alternative is nothingness. Perhaps one should really ask oneself whether the heart transplant that has been made with the liturgical reform, whether the abandonment of this latreutic and adoring dimension in the liturgy in favour of a “more joyful rhythm”, almost festive, verbally didactic, has not contributed to the collapse of faith and pushed men and young people to look elsewhere, unsuccessfully, for the source capable of quenching their inner thirst. The ancient Mass, with this attitude of humble adoration, instils in believers a sense of the fear of God. On his knees, man learns to obey God and his precepts. Morality, in fact, is as much a part of the catechism as the Creed.

«I am convinced that the ecclesial crisis in which we find ourselves today depends largely on the collapse of the liturgy». Benedict XVI, with a prophetic gaze, went to the heart of the problem of the Church today: there is a profound crisis of faith taking place and this crisis is caused by the collapse of the liturgy.

The Holy Father Benedict XVI, with courageous lucidity, has therefore made a diagnosis of the situation of the Church with all the harmful consequences that have resulted in recent years. With the same courageous lucidity, full, in fact, of parrhesia, he also indicated the way out: start again from the liturgy, because it is urgent to start again from the Centre, from the Heart, in a word, from Christ: «We must rediscover the courage of the Sacred».

Learn even more! Essential bibliography (Italian and international).

Joseph Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia, San Paolo Edizioni, 2001

Uwe Michael Lange, Rivolti al Signore. L’orientamento nella preghiera liturgica, Edizioni Cantagalli, 2008

Uwe Michael Lange, La voce della Chiesa in preghiera, Edizioni Cantagalli, 2016

Claude Barthe, Storia del messale tridentino, Solfanelli, 2018

Claude Barthe, Una foresta di simboli: Il senso mistico-allegorico della Messa tradizionale, Fede & Cultura, 2019

Peter Kwasniewski, Nobile bellezza, sublime santità. Perché la modernità ha bisogno della messa tradizionale, Fede & Cultura, 2021

Marino NeriMeum ac vestrum sacrificium: Introduzione alla Messa Tridentina, Chorabooks, 2021

Peter Kwasniewski, The Once and Future Roman Rite: Returning to the Traditional Latin Liturgy after Seventy Years of Exile, TAN Books, 2022

Uwe Michael Lange, The Roman Mass: From Early Christian Origins to Tridentine Reform, Cambridge University Press, 2022

Mons. Athanasius Schneider, con Aurelio Porfiri, La Messa cattolica: Passi per ripristinare la centralità di Dio nella liturgia, Chorabooks, 2022

Joseph Shaw, The Liturgy, the Family, and the Crisis of Modernity: Essays of a Traditional Catholic, Sophia Institute Press, 2022

Roberto Spataro SDB, La Messa del futuro, Fede & Cultura, 2022

Claude Barthe, Quel avenir pour la Messe traditionnelle?, Contretemps Ed., 2023.

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* Motu Proprio Summorum Pontificum, latin version; Motu Proprio Summorum Pontificum, english version; Letter of His Holiness Benedict XVI to the Bishops on the occasion of the publication of the Apostolic Letter “Motu Proprio Data” Summorum Pontificum on the use of the roman liturgy prior to the reform of 1970.

** Motu Proprio Traditionis Custodes, latin version; Motu Proprio Traditionis Custodes, english version; Letter of the Holy Father Francis to the Bishops around the world to present the Motu Proprio “Traditionis Custodes” on the use of the Roman Liturgy prior to the 1970 Reformation, 16.07.2021; Rescriptum ex audientia SS.mi, 21.02.2023; Responsa ad dubia of the Congregation for Divine Worship and the Discipline of the Sacraments on certain provisions of the Apostolic Letter TRADITIONIS CUSTODES issued “Motu Proprio” by the Supreme Pontiff Francis, 18.12.2021.

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LA MESSA TRADIZIONALE: PER SAPERNE DI PIÙ

english version: click here

eefb6391-8244-44ed-b661-b04c875e4e30Le ultime vicende ecclesiali hanno suscitato in molti fedeli un’inattesa curiosità  circa la liturgia tradizionale, che ben pochi conoscono, se non per sentito dire o attraverso stereotipi fuorvianti.

Dopo la riforma liturgica del 1970, la Messa Tradizionale, spesso detta sbrigativamente Messa in latino, è stata offerta nuovamente e liberamente a tutti i cattolici, senza limitazioni, da Papa Benedetto XVI, con un provvedimento in forma di Motu Proprio, chiamato Summorum Pontificum, emanato nel luglio 2007*. Nel luglio 2021, un nuovo Motu Proprio, di Papa Francesco, ha imposto severe restrizioni alla celebrazione della Messa Tradizionale, poi ulteriormente inasprite negli ultimi mesi**.

Ma che cos’è la Messa in latino? Vogliamo aiutare tutti a saperne di più, raccogliendo in questa pagina qualche informazione utile, e qualche indicazione per ulteriori approfondimenti. Speriamo che ciò renda più facile capire se i fedeli che amano questa antichissima forma liturgica, e vi partecipano con grande devozione, meritino davvero le ultime restrizioni, così punitive, e talora umilianti.

Iniziamo con qualche filmato, facilmente reperibile in rete, che può aiutarci a comprendere perché la Messa Tradizionale sia preferita da un numero sempre crescente di fedeli. I  testi sono in inglese (la Messa in latino è ampiamente diffusa negli USA), ma potrete attivare la sottotitolazione in italiano:

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Qui troverete, invece, la registrazione della celebrazione completa di una messa domenicale in una parrocchia di Perth, in Australia. La Messa tradizionale, infatti, è una prova tangibile dell’universalità della Chiesa:

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Infine, una piccola chicca (purtroppo solo in inglese): la storia di Harrison Butker, il kicker dei Kansas City Chiefs (vincitori del Super Bowl 2023 proprio grazie ad un suo calcio piazzato; maggiori informazioni su MiL – Messainlatino.it), una vera star del football americano – lo sport più seguito negli USA. Butker è un cattolico la cui vita spirituale è scandita dalla liturgia tradizionale: in questo video parla della sua fede e di quanto la Messa in latino sia importante per lui e per la sua famiglia.

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Ci auguriamo che i filmati abbiano dimostrato che la liturgia tradizionale merita di essere conosciuta davvero, senza paraocchi né pregiudizi, così come le comunità che la celebrano; e che la lettura di questa pagina possa essere per tutti voi il primo passo di una crescente amicizia per la Messa in latino.

Infatti, «ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto» (Benedetto XVI).

La Liturgia tradizionale, è il rito liturgico della Chiesa cattolica che viene ininterrottamente celebrata dai tempi di papa Gregorio Magno fino ad oggi, anche se dal 1970, la liturgia tradizionale è stata accantonata e, a mo’ di un trapianto di cuore, è stata sostituita da un rito nuovo, riformato e promulgato da papa Paolo VI, e, percentualmente, sono rimasti pochi quelli che continuano a celebrare nella forma tradizionale.

La Liturgia tradizionale, però, alla stregua della stella che guidò i Magi a Betlemme, è in grado di ricondurre la Chiesa intera a Betlemme, alla casa del pane, ovvero alla presenza del mistero eucaristico. La Liturgia tradizionale è in grado di condurre nuovamente la Chiesa, e con entusiasmo rinnovato, alla presenza della divinità della seconda Persona della Trinità ipostaticamente unita alla sua umanità immolata in modo incruento ogni giorno, come culto perfetto al Padre suo, su ogni altare del mondo. La Chiesa, nel vedere questa stella che sorge, non può provare sospetto, paura o diffidenza, al contrario deve provare, come i Magi, una «gioia grandissima» perché essa la riconduce a vedere «il bambino con Maria sua Madre», a riconoscere cioè che Lei, la Chiesa, raffigurata da Maria, porta in braccio niente di meno che Dio. Imitando i Magi, la Chiesa torni a «prostrarsi e ad adorarlo», offrendogli «oro, incenso e mirra» professando così la propria fede nella regalità, divinità e umanità, data in sacrificio, di Gesù.

Chiedendo ai fedeli di rimanere in ginocchio per una parte considerevole dell’atto sacro e domandando al sacerdote di genuflettersi numerose volte prima di entrare a contatto con le Specie consacrate, la Messa antica si mostra per quello che è veramente: un grande kerigma/annuncio. La parola kerigma deriva dal greco, che, letteralmente, significa «gridare». La Messa antica grida/annuncia che l’atteggiamento più consono con cui l’uomo riconosce il Mistero di Dio è l’adorazione, ossia, come l’etimologia stessa della parola evoca, un atto di amorosa sottomissione, di riverente ubbidienza, di affettuosa accettazione della Sua maestà. L’uomo si riconosce e si sente creatura la cui origine e la cui destinazione partono e sono orientate al Creatore. Se si rifiuta questa visione, non potrà che esserci un illusorio e arrogante antropocentrismo, quello che tante ferite e tanti dolori ha prodotto, soprattutto negli ultimi due secoli, derubricando dal cuore degli uomini la speranza, come ha magistralmente dimostrato papa Benedetto XVI nella sua enciclica Spe salvi.

Frequentissime sono le genuflessioni del sacerdote, durante la Messa tradizionale. Ogni genuflessione davanti il Santissimo Sacramento rappresenta un atto di fede in Cristo. L’inginocchiarsi, principale gesto di adorazione, non è un atto di umiliazione, ma soltanto di umiltà.

Ci sono molti altri esempi: baciare l’altare, battersi il petto sono azioni frequenti nel Messale del 1962 come nelle liturgie orientali. Il Rito alimenta la preghiera e la fede. Ad esempio, le cerimonie che accompagnano la consacrazione aiutano a credere nella realtà del sacrificio della Messa: quando nel bel mezzo del canone silenzioso, una campana rintocca, la campanella risuona nella chiesa avvolta nel silenzio, il turibolo sprigiona le sue nuvole profumate, gli ad faces circondano l’altare con le loro candele e tutta l’assemblea è inginocchiata, il visitatore, che è entrato in chiesa per caso, capisce immediatamente che sta accadendo qualcosa che va ben oltre le apparenze. Noi sappiamo che il Signore ha pregato in ginocchio, che Stefano, Pietro e Paolo hanno pregato in ginocchio. Piegando le ginocchia in nome di Gesù, la Chiesa proclama la Verità. Allo stesso modo, è una bella manifestazione di fede vedere, al momento della comunione, tutta l’assemblea inginocchiarsi e battersi il petto al triplice Domine non sum dignus, vedere il sacerdote portare il Santissimo Sacramento avanzando verso le balaustre, prolungamento dell’altare, preceduto da coloro che portano le candele, ed ogni fedele, umilmente inginocchiato, che riceve il corpo di Cristo dalle mani consacrate del sacerdote. I segni di adorazione e venerazione nei confronti del Santissimo Sacramento facilitano la fede dei giovani che devono vivere in una società in cui il cristianesimo tende a sparire e la loro presenza generosa al Rito antico conferma che questo linguaggio simbolico parla al loro universo interiore.

Il cuore di ogni uomo è fatto per il Signore. L’alternativa è il nulla. Forse bisognerebbe veramente chiedersi se il trapianto di cuore che è stato fatto con la riforma liturgica, se l’aver abbandonato questa dimensione latreutica e adorante nella liturgia a favore di un “ritmo più gioioso”, quasi festaiolo, verbosamente didattico, non abbia contribuito al crollo della fede e spinto gli uomini e i giovani a cercare altrove, senza successo, la fonte in grado di calmare la loro sete interiore. La Messa antica, con questo atteggiamento di umile adorazione, infonde nei credenti il senso del timor di Dio. In ginocchio l’uomo impara ad obbedire a Dio e ai suoi precetti. La morale, infatti, fa parte del catechismo, tanto quanto il Credo.

«Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia». Benedetto XVI, con sguardo profetico, era andato al cuore del problema della Chiesa di oggi: in atto c’è una profonda crisi di fede e questa crisi è causata dal crollo della liturgia.

Il Santo Padre Benedetto XVI, con coraggiosa lucidità, ha dunque fatto la diagnosi della situazione della Chiesa con tutte le conseguenze nefaste che ne sono derivate negli ultimi anni. Con la medesima coraggiosa lucidità, piena, appunto, di parresia, ha indicato anche la strada per uscirne: ripartire dalla liturgia, perché è urgente ripartire dal Centro, dal Cuore, in una parola, da Cristo: «Dobbiamo ritrovare il coraggio del Sacro».

Per saperne ancor di più! Bibliografia essenziale (italiana e internazionale)

Joseph Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia, San Paolo Edizioni, 2001

Uwe Michael Lange, Rivolti al Signore. L’orientamento nella preghiera liturgica, Edizioni Cantagalli, 2008

Uwe Michael Lange, La voce della Chiesa in preghiera, Edizioni Cantagalli, 2016

Claude Barthe, Storia del messale tridentino, Solfanelli, 2018

Claude Barthe, Una foresta di simboli: Il senso mistico-allegorico della Messa tradizionale, Fede & Cultura, 2019

Peter Kwasniewski, Nobile bellezza, sublime santità. Perché la modernità ha bisogno della messa tradizionale, Fede & Cultura, 2021 

Marino NeriMeum ac vestrum sacrificium: Introduzione alla Messa Tridentina, Chorabooks, 2021

Peter Kwasniewski, The Once and Future Roman Rite: Returning to the Traditional Latin Liturgy after Seventy Years of Exile, TAN Books, 2022

Uwe Michael Lange, The Roman Mass: From Early Christian Origins to Tridentine Reform, Cambridge University Press, 2022

Mons. Athanasius Schneider, con Aurelio Porfiri, La Messa cattolica: Passi per ripristinare la centralità di Dio nella liturgia, Chorabooks, 2022

Joseph Shaw, The Liturgy, the Family, and the Crisis of Modernity: Essays of a Traditional Catholic, Sophia Institute Press, 2022

Roberto Spataro SDB, La Messa del futuro, Fede & Cultura, 2022

Claude Barthe, Quel avenir pour la Messe traditionnelle?, Contretemps Ed., 2023.

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* Motu Proprio Summorum Pontificum, versione latina; Motu Proprio Summorum Pontificum, versione italiana; Lettera di S. S. Benedetto XVI ai Vescovi in occasione della pubblicazione della Lettera Apostolica “Motu Proprio Data” Summorum Pontificum sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla riforma effettuata nel 1970.

** Motu Proprio Traditionis Custodes, versione latina; Motu Proprio Traditionis Custodes, versione italiana; Lettera del Santo Padre Francesco ai Vescovi di tutto il mondo per presentare il Motu Proprio “Traditionis Custodes” sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla riforma del 1970; Rescriptum ex audientia SS.mi, 21.02.2023; Responsa ad dubia della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti su alcune disposizioni della Lettera Apostolica in forma di «Motu Proprio» Traditionis Custodes del Sommo Pontefice Francesco, 18.12.2021.

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S. S. BENEDETTO XVI E’ MORTO

 

102417054-9656168d-6ad7-46ab-b5bd-cd07a96183ddGRAZIE, SANTITA’

PER AVER RIAPERTO A TUTTA LA CHIESA LO SCRIGNO INESAURIBILE DELLA LITURGIA TRADIZIONALE

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7 luglio 2007 – 7 luglio 2022: quindicesimo anniversario del Summorum Pontificum

“Rubiamo” con piacere al blog Messa in Latino questo pezzo sul quindicesimo anniversario del Motu Proprio, e ne facciamo nostri l’ispirazione e il contenuto.

Senza nome

7 luglio 2007 / 7 luglio 2022: Gamaliele e i quindici anni del Summorum Pontificum

«Surgens autem quidam in concilio pharisæus, nomine Gamaliel, legis doctor, honorabilis universæ plebi, jussit foras ad breve homines fieri, dixitque ad illos: Viri Israëlitæ, attendite vobis super hominibus istis quid acturi sitis. Ante hos enim dies extitit Theodas, dicens se esse aliquem, cui consensit numerus virorum circiter quadringentorum: qui occisus est, et omnes qui credebant ei, dissipati sunt, et redacti ad nihilum. Post hunc extitit Judas Galilæus in diebus professionis, et avertit populum post se: et ipse periit, et omnes quotquot consenserunt ei, dispersi sunt. Et nunc itaque dico vobis, discedite ab hominibus istis, et sinite illos: quoniam si est ex hominibus consilium hoc aut opus, dissolvetur: si vero ex Deo est, non poteritis dissolvere illud, ne forte et Deo repugnare inveniamini»*.

Carissimi Amici, oggi è il XV anniversario del Motu Proprio Summorum Pontificum, che Benedetto XVI emanò il 7 luglio 2007, e che entrò in vigore il 14 settembre di quello stesso anno.

Si tratta di una ricorrenza “quasi tonda”, quindici anni, dunque meritevole di particolare commemorazione; anzi, di speciale celebrazione. Cosa che, nei duri tempi presenti, potrebbe sembrare problematica, forse inopportuna o impropria, probabilmente eccessiva e sproporzionata rispetto alla realtà delle cose. Qualcuno potrebbe addirittura chiedersi: ma che c’è da festeggiare? Fra pochi giorni, il 16 luglio, cadrà un altro anniversario, il primo di Traditionis Custodes. Ed è piuttosto su questa scadenza che converrebbe soffermarsi, specie dopo Desiderio Desideravi, che, tra luci ed ombre, sembra comunque voler collocare la pietra tombale definitiva sulla liturgia tradizionale. Secondo la mens dei nemici della liturgia tradizionale (si, dobbiamo parlare di nemici: perché, ci piaccia o no, essi esistono, e sono attivi; a noi – pur potendo e dovendo provare a resistere alla loro ostilità operativa – spetta sempre e comunque perdonarli ed amarli, secondo il precetto evangelico), oggi, anziché festeggiare il quindicesimo compleanno del Summorum Pontificum, dovremmo constatarne la morte.

A tutto ciò noi rispondiamo con il brano degli Atti degli Apostoli (5, 34-39) che abbiamo trascritto in apertura.

È il noto episodio di Gamaliele, che già altre volte abbiamo evocato, anche su questo blog. Lo abbiamo fatto per dire, in sintesi, che, prima di emettere la sentenza definitiva sulla liturgia tradizionale, bisognerebbe verificare che cosa sia effettivamente scaturito dall’applicazione del Summorum Pontificum. Insomma, abbiamo ricordato Gamaliele per sollecitare uno sguardo al futuro, un atteggiamento di attesa (per noi decisamente fiduciosa) circa i frutti e la persistenza della liturgia tradizionale “liberalizzata” da Benedetto XVI.

Questa volta, però, Gamaliele lo citiamo per considerare il passato, per dare uno sguardo ai 15 anni che oggi si compiono dalla promulgazione di un atto che tutti, ci pare, sono ormai e comunque costretti a considerare storico.

Ebbene, nel corso di questi quindici anni (quasi sei trascorsi nel pontificato di Benedetto XVI, oltre nove in quello di Francesco) abbiamo constatato: l’iniziale indifferenza al Motu Propriotamquam non esset – da parte della maggioranza dei Vescovi, e talora l’aperto sabotaggio; la lunga persistenza della mentalità e della prassi indultiste e, così, la pratica non liberalizzazione del Messale tradizionale, ed il pressante condizionamento di molti Vescovi circa il dove-come-quando; la rocciosa renitenza di taluni a consentire la celebrazione della Messa; la diffusa, talora sistematica, discriminazione dei fedeli che vogliono vivere la loro fede alla luce e con il sostegno della liturgia tradizionale; la penalizzazione di molti sacerdoti diocesani che desiderano celebrarla; la denigrazione dei fedeli, quasi si trattasse di pazzi o di involuti ignoranti; la persecuzione, il commissariamento, lo scioglimento di gruppi, movimenti, ordini ed istituti che abbracciavano la liturgia tradizionale; la sua proscrizione (dapprima empiricamente, poi esplicitamente) per i giovani sacerdoti; il divieto di associarsi per promuoverla e, più radicalmente, il divieto tout-court di promuoverla; l’espulsione dalle parrocchie; la sua degradazione a non-lexorandi della Santa Chiesa; e così via…

Ma, nello stesso tempo, abbiamo assistito: alla crescita esponenziale dei luoghi in cui si celebra la liturgia tradizionale, e dei gruppi che ne richiedono la celebrazione, e ciò anche adesso, nonostante le aumentate difficoltà; al lento, inesorabile e costante incremento delle vocazioni nate intorno alla liturgia tradizionale e per la sua celebrazione; allo sviluppo degli Istituti Ecclesia Dei; alla diffusione della liturgia tradizionale tra i giovani, così laici come sacerdoti; al moltiplicarsi ed all’irrobustirsi delle iniziative alimentate dalla liturgia tradizionale (il Pellegrinaggio Parigi-Chartres vorrà pur dire qualcosa… ed anche il Pellegrinaggio Internazionale del Populus Summorum Pontificum, che è continuato e continua nonostante tutto). E poi, all’inatteso incremento – proprio negli ultimi, travagliati tempi – della partecipazione alle Ss. Messe tradizionali; al dato inequivocabile che esse sono parse porto sicuro nei mesi della carestia liturgica imposta ai cattolici durante i vari lockdown per il Covid; all’indefettebile disponibilità dei sacerdoti “tradizionali” a garantire i sacramenti ai fedeli…

Alla luce di tutto questo, dunque, che potrebbe dire un Gamaliele redivivo del Summorum Pontificum e della rinascita della liturgia tradizionale scaturita dal Motu Proprio: consilium aut opus ex hominibus, o ex Deo? Ognuno risponda per se. Da parte nostra, crediamo che ce ne sia ampiamente abbastanza per considerare questo 7 luglio 2022, XV anniversario della promulgazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, un giorno di festa.

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* Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati, disse: “Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s’erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch’egli perì e quanti s’erano lasciati persuadere da lui furono dispersi. Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!”.

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TUTTI A ROMA!

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Cari Amici,

si avvicina la festa di Cristo Re, che celebreremo il prossimo 31 ottobre, e, con essa, il Pellegrinaggio Internazionale ad Petri Sedem del Populus Summorum Pontificum, che raggiunge così la sua decima edizione. Come sapete, qualche settimana fa il CISP – il comitato promotore – ne ha confermato il programma, che comprende la celebrazione della S. Messa Pontificale nella Basilica di S. Pietro sabato 30 ottobre.

Anche quest’anno, come nel 2020, il Pellegrinaggio si svolge in un clima particolare.

In primo luogo, stiamo ancora attraversando l’emergenza sanitaria. Se l’anno scorso essa ci costrinse alla sostanziale sostituzione del pellegrinaggio vero e proprio con una celebrazione che lo propose quasi simbolicamente, oggi possiamo riprenderlo in pienezza, anche se nel rispetto delle disposizioni precauzionali tuttora in vigore. L’organizzazione ci comunica che nei prossimi giorni verranno fornite tutte le informazioni necessarie in merito: vi invitiamo, pertanto, a tenere sotto controllo il sito ufficiale dell’evento. Sin d’ora, però, possiamo riferire che per partecipare alle funzioni religiose non sarà necessario il green pass (occorrerà rispettare, però, le note norme sul distanziamento e sull’uso dei presidi di protezione personale).

Quest’anno, poi – ed è questa la seconda particolarità, ma per noi di primaria importanza – il pellegrinaggio si svolge a pochi mesi dalla promulgazione, lo scorso 16 luglio, del Motu Proprio Traditionis Custodes.

Conosciamo bene, e condividiamo, l’apprensione che esso ha ingenerato in tutti i fedeli del Populus Summorum Pontificum. Abbiamo constatato con sollievo che la gran parte dei Vescovi, pur con le inevitabili e dolorose eccezioni, ha sostanzialmente confermato la situazione antecedente, e le celebrazioni della S. Messa tradizionale stanno proseguendo per lo più come prima, conoscendo addirittura, in molti casi, l’incremento del numero dei fedeli che vi assistono. 

Nello stesso tempo, non sono mancati segnali preoccupanti, e proprio in questi giorni emergono all’attenzione dell’opinione pubblica notizie che lasciano talora sconcertati, e che  possono ispirare un senso di smarrimento e di insicurezza.

È proprio questo sentimento di sconforto che i nemici della liturgia tradizionale contano di poter suscitare nel nostro animo, ed è a questo tentativo di demoralizzarci che abbiamo tutti il dovere di reagire oggi più prontamente che mai, con l’aiuto dei nostri Santi protettori e, soprattutto, della Beata Vergine Maria, cui rivolgiamo la nostra fervente preghiera, con le parole ispirate di S. Bernardo di Chiaravalle:

Memorare, o piissima Virgo María, non esse auditum a sæculo, quemquam ad tua currentem præsedia, tua implorantem auxilia, tua petentem suffragia, esse derelictum.

Per questo, oggi più che mai, ci pare attuale l’appello che abbiamo ripetuto con entusiasmo in questi anni:

TUTTI A ROMA!

Tutti a Roma, anche se ci sono in questi strani tempi difficoltà speciali e inusuali; anche se forse non riusciremo a partecipare proprio a tutti gli eventi del pellegrinaggio; anche se dovremo adattarci alle particolari condizioni imposte dalla situazione. Tutti a Roma, anche per poche ore, anche solo nella giornata di sabato, anche solo per la Messa della festa di Cristo Re: perché ora come non mai il Populus Summorum Pontificum deve dare il segno della sua perseveranza, della sua fede, del suo amore per la liturgia tradizionale, della sua ferma volontà di rimanere ben saldo nella Chiesa, e ben radicato nella sua immutabile Tradizione.

A noi, fedeli italiani, cui è dato il dono di una particolare vicinanza, di una contiguità singolare alla tomba dell’Apostolo, tocca in modo speciale la responsabilità di dimostrare che le angustie presenti non ci abbattono e non fanno venir meno il nostro impegno; anzi, lo consolidano e lo rafforzano. Abbiamo il tempo necessario per riempire lo zaino e metterci in cammino. Dunque: tutti a Roma!

 

 

 

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La scomparsa di un caro amico

lutto

Ci ha lasciato attoniti la notizia della scomparsa di Alessandro Giunti, Presidente del Coordinamento Toscano Benedetto XVI, e grande amico del CNSP. Lo ricordiamo nelle confidente preghiera, certi che il Signore misericordioso non mancherà di donarGli il premio conquistato dapprima nella battaglia per la liturgia tradizionale, di cui Alessandro fu valente e indomito promotore e difensore; e poi, nello scorcio conclusivo della sua vita, con l’accettazione veramente e sinceramente cristiana della malattia e della sofferenza che lo hanno accompagnato negli ultimi mesi.

Senza nomeCon la sua scomparsa, il Populus Summorum Pontificum d’Italia, e, più ampiamente, il mondo della Tradizione, perdono un esponente intelligente, appassionato, saggio e prudente, capace di unire alla serietà dell’impegno ed alla profondità della cultura, l’afflato cordiale con tutti, cui si aggiungeva lo sguardo ironico sulle cose, che derivava dalla sua indole schiettamente toscana. Al Coordinamento Toscano Benedetto XVI, del quale fu alla guida per lunghi anni, consolidandone l’importanza e il ruolo, mancheranno queste doti rare e preziose; mancherà anche la grande e coinvolgente simpatia con cui svolgeva il suo delicato mandato. Per il CNSP è stata una vera benedizione poter collaborare con Alessandro, costruendo anche una sincera amicizia personale, nelle numerose e costruttive occasioni in cui si è manifestato il comune sentire delle due organizzazioni: ci piace ricordare, fra tutte, la Celebrazione Nazionale del centenario delle Apparizioni di Fatima, tenutasi a Firenze il 13 maggio 2017, alla quale si riferiscono le fotografie che corredano queste righe. E vogliamo ricordare anche la Sua partecipazione al Pellegrinaggio Internazionale del Populus Summorum Pontificum, fin dalla prima edizione. E, soprattutto, il Pellegrinaggio Toscano alla Madonna di Montenero, di cui lo scorso 25 settembre si è celebrata la XIV edizione, vero fiore all’occhiello del Coordinamento Benedetto XVI e, così, specialmente indicativo delle grandi dedizione e capacità con cui Alessandro ne conduceva le attività.

Custodendo con profonda e sincera commozione il ricordo di Alessandro Giunti, il CNSP si unisce al grande dolore dei familiari e del Coordinamento Toscano Benedetto XVI, elevando fervide preghiere per il riposo della Sua anima. Se abbiamo perso un amico in terra, confidiamo però di averne uno in più in Cielo, ed affidiamo fiduciosi all’intercessione di Maria Santissima la nostra preghiera per il conforto dei familiari, cui l’esempio della salda fede di Alessandro sarà oggi fonte di sicura consolazione.

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I funerali si terranno domani, martedì 28 settembre, alle h. 15,00, presso la chiesa parrocchiale di Castellina Scalo (SI), in Piazza Cristo Re, 1. La S. Messa esequiale, in rito antico, sarà celebrata dal Rev. Can. Federico Pozza, ICRSS.

In Paradisum deducant te Angeli;

in tuo adventu suscipiant te Martyres,

et perducant te in civitatem sanctam Jerusalem

Chorus Angelorum te suscipiat,

et cum Lazaro quondam paupere,

aeternam habeas requiem.

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