7 luglio 2007 – 7 luglio 2022: quindicesimo anniversario del Summorum Pontificum

“Rubiamo” con piacere al blog Messa in Latino questo pezzo sul quindicesimo anniversario del Motu Proprio, e ne facciamo nostri l’ispirazione e il contenuto.

Senza nome

7 luglio 2007 / 7 luglio 2022: Gamaliele e i quindici anni del Summorum Pontificum

«Surgens autem quidam in concilio pharisæus, nomine Gamaliel, legis doctor, honorabilis universæ plebi, jussit foras ad breve homines fieri, dixitque ad illos: Viri Israëlitæ, attendite vobis super hominibus istis quid acturi sitis. Ante hos enim dies extitit Theodas, dicens se esse aliquem, cui consensit numerus virorum circiter quadringentorum: qui occisus est, et omnes qui credebant ei, dissipati sunt, et redacti ad nihilum. Post hunc extitit Judas Galilæus in diebus professionis, et avertit populum post se: et ipse periit, et omnes quotquot consenserunt ei, dispersi sunt. Et nunc itaque dico vobis, discedite ab hominibus istis, et sinite illos: quoniam si est ex hominibus consilium hoc aut opus, dissolvetur: si vero ex Deo est, non poteritis dissolvere illud, ne forte et Deo repugnare inveniamini»*.

Carissimi Amici, oggi è il XV anniversario del Motu Proprio Summorum Pontificum, che Benedetto XVI emanò il 7 luglio 2007, e che entrò in vigore il 14 settembre di quello stesso anno.

Si tratta di una ricorrenza “quasi tonda”, quindici anni, dunque meritevole di particolare commemorazione; anzi, di speciale celebrazione. Cosa che, nei duri tempi presenti, potrebbe sembrare problematica, forse inopportuna o impropria, probabilmente eccessiva e sproporzionata rispetto alla realtà delle cose. Qualcuno potrebbe addirittura chiedersi: ma che c’è da festeggiare? Fra pochi giorni, il 16 luglio, cadrà un altro anniversario, il primo di Traditionis Custodes. Ed è piuttosto su questa scadenza che converrebbe soffermarsi, specie dopo Desiderio Desideravi, che, tra luci ed ombre, sembra comunque voler collocare la pietra tombale definitiva sulla liturgia tradizionale. Secondo la mens dei nemici della liturgia tradizionale (si, dobbiamo parlare di nemici: perché, ci piaccia o no, essi esistono, e sono attivi; a noi – pur potendo e dovendo provare a resistere alla loro ostilità operativa – spetta sempre e comunque perdonarli ed amarli, secondo il precetto evangelico), oggi, anziché festeggiare il quindicesimo compleanno del Summorum Pontificum, dovremmo constatarne la morte.

A tutto ciò noi rispondiamo con il brano degli Atti degli Apostoli (5, 34-39) che abbiamo trascritto in apertura.

È il noto episodio di Gamaliele, che già altre volte abbiamo evocato, anche su questo blog. Lo abbiamo fatto per dire, in sintesi, che, prima di emettere la sentenza definitiva sulla liturgia tradizionale, bisognerebbe verificare che cosa sia effettivamente scaturito dall’applicazione del Summorum Pontificum. Insomma, abbiamo ricordato Gamaliele per sollecitare uno sguardo al futuro, un atteggiamento di attesa (per noi decisamente fiduciosa) circa i frutti e la persistenza della liturgia tradizionale “liberalizzata” da Benedetto XVI.

Questa volta, però, Gamaliele lo citiamo per considerare il passato, per dare uno sguardo ai 15 anni che oggi si compiono dalla promulgazione di un atto che tutti, ci pare, sono ormai e comunque costretti a considerare storico.

Ebbene, nel corso di questi quindici anni (quasi sei trascorsi nel pontificato di Benedetto XVI, oltre nove in quello di Francesco) abbiamo constatato: l’iniziale indifferenza al Motu Propriotamquam non esset – da parte della maggioranza dei Vescovi, e talora l’aperto sabotaggio; la lunga persistenza della mentalità e della prassi indultiste e, così, la pratica non liberalizzazione del Messale tradizionale, ed il pressante condizionamento di molti Vescovi circa il dove-come-quando; la rocciosa renitenza di taluni a consentire la celebrazione della Messa; la diffusa, talora sistematica, discriminazione dei fedeli che vogliono vivere la loro fede alla luce e con il sostegno della liturgia tradizionale; la penalizzazione di molti sacerdoti diocesani che desiderano celebrarla; la denigrazione dei fedeli, quasi si trattasse di pazzi o di involuti ignoranti; la persecuzione, il commissariamento, lo scioglimento di gruppi, movimenti, ordini ed istituti che abbracciavano la liturgia tradizionale; la sua proscrizione (dapprima empiricamente, poi esplicitamente) per i giovani sacerdoti; il divieto di associarsi per promuoverla e, più radicalmente, il divieto tout-court di promuoverla; l’espulsione dalle parrocchie; la sua degradazione a non-lexorandi della Santa Chiesa; e così via…

Ma, nello stesso tempo, abbiamo assistito: alla crescita esponenziale dei luoghi in cui si celebra la liturgia tradizionale, e dei gruppi che ne richiedono la celebrazione, e ciò anche adesso, nonostante le aumentate difficoltà; al lento, inesorabile e costante incremento delle vocazioni nate intorno alla liturgia tradizionale e per la sua celebrazione; allo sviluppo degli Istituti Ecclesia Dei; alla diffusione della liturgia tradizionale tra i giovani, così laici come sacerdoti; al moltiplicarsi ed all’irrobustirsi delle iniziative alimentate dalla liturgia tradizionale (il Pellegrinaggio Parigi-Chartres vorrà pur dire qualcosa… ed anche il Pellegrinaggio Internazionale del Populus Summorum Pontificum, che è continuato e continua nonostante tutto). E poi, all’inatteso incremento – proprio negli ultimi, travagliati tempi – della partecipazione alle Ss. Messe tradizionali; al dato inequivocabile che esse sono parse porto sicuro nei mesi della carestia liturgica imposta ai cattolici durante i vari lockdown per il Covid; all’indefettebile disponibilità dei sacerdoti “tradizionali” a garantire i sacramenti ai fedeli…

Alla luce di tutto questo, dunque, che potrebbe dire un Gamaliele redivivo del Summorum Pontificum e della rinascita della liturgia tradizionale scaturita dal Motu Proprio: consilium aut opus ex hominibus, o ex Deo? Ognuno risponda per se. Da parte nostra, crediamo che ce ne sia ampiamente abbastanza per considerare questo 7 luglio 2022, XV anniversario della promulgazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, un giorno di festa.

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* Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati, disse: “Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s’erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch’egli perì e quanti s’erano lasciati persuadere da lui furono dispersi. Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!”.

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