L’omelia di Mons. Agostini alla Messa per la Vita

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Sabato 22 maggio scorso si è tenuta con grande successo a Roma la X edizione della Marcia per La Vita, svoltasi, com’è noto, in forma “statica”, ma vivace e vitale come sempre, e forse addirittura caratterizzata da una partecipazione qualitativamente ed emotivamente più intensa del solito, ad onta dei  numeri forzatamente ridotti rispetto alle edizioni “marcianti”, ma comunque di tutto rispetto (la stampa ha parlato di oltre cinquemila partecipanti). Prima della manifestazione, il CNSP ha promosso l’ormai tradizionale S. Messa in  suffragio dell’anima di Mario Palmaro, celebrata anche quest’anno da Mons. Marco Agostini, che nuovamente ringraziamo di cuore per la Sua costante presenza ed amicizia, e del quale siamo lieti di pubblicare qui di seguito la bella omelia. Un cordiale ringraziamento anche al Parroco della magnifica chiesa di S. Maria in Portico in Campitelli, Don Davide Carbonaro O.M.D., per la sue generosa accoglienza; all’ICRSS, per il servizio liturgico validamente assicurato da due bravi seminaristi; e – last but not least – al Maestro Vicenzo Di Betta che ha magistralmente suonato lo splendido organo monumentale Rieger – Jagendorf.

Sabato Vigilia di Pentecoste 

X Marcia per la Vita 22 maggio 2021, Chiesa di Santa Maria in Campitelli 

Sia lodato Gesù Cristo! Celebriamo la Messa della Vigilia di Pentecoste in Santa Maria in Campitelli, santuario della Madre di Dio. In un sabato di maggio, anche noi nel Cenacolo con Maria e gli Apostoli, attendiamo lo Spirito Santo. Nell’imminenza della X edizione della Marcia per la Vita invochiamo dal Padre, il Divino Spirito fonte della vita, insieme alla Vergine che ha dato al mondo l’Autore della vita. Il nostro pensiero orante è anche per il caro Mario Palmaro, strenuo difensore della causa della vita, per lui offriamo in suffragio il Divin Sacrificio della Messa. Il santuario-parrocchia di Santa Maria in Campitelli si trova in uno dei luoghi più suggestivi di Roma, incastonato tra l’anfiteatro di Marcello e il monastero di Santa Francesca Romana, a pochi passi dai Fori Imperiali. Il santuario, poco conosciuto, è luogo di antica spiritualità, caro alla devozione del popolo romano. La veste barocca cela l’origine molto più antica della chiesa legata a un’immagine venerata in tempo di pestilenza. La sacra effige troneggia alta sull’altar maggiore, al centro della gloria dorata che rammenta la macchina berniniana di San Pietro. 

Secondo la tradizione, l’immagine apparve nel portico del palazzo di Santa Galla (situato dove oggi c’è l’anagrafe di Roma), una vedova romana che, all’indomani della morte del marito, decise di dedicarsi al servizio dei poveri. Il 17 luglio del 524 la vedova si trovava nel portico della sua casa, intenta a curare i malati di peste, quando in una grande luce rifulse la Madre di Dio. Piena di meraviglia Galla si recò nel Palazzo del Laterano dal Papa Giovanni I per raccontargli l’accaduto. Il Papa si recò sul luogo dove, nel frattempo, si era radunata molta gente. Giovanni I chiese al Signore il significato del prodigio. Apparvero, allora, due angeli che posero nelle mani del Papa il simulacro della Beata Vergine Maria con la quale il Papa benedisse la folla e la città di Roma, liberandola dal contagio. L’immagine miracolosa fu posta nell’Oratorio, detto di Santa Galla, vicino al Portico di Ottavia (da qui il titolo di Madonna del Portico). Poi, in quel luogo sorse la chiesa di Santa Maria in Portico affidata ai Chierici Regolari della Madre di Dio, meta di pellegrinaggi. In quest’area malsana, per il continuo via vai e per la sporcizia che s’accumulava, attecchivano le epidemie. Santa Maria del Portico divenne la protettrice della città dai pericoli delle epidemie. 

Nel 1618 il Cardinale Mellini, Vicario di Paolo V, affidò alla Congregazione dei Chierici Regolari, anche la custodia della Chiesa di Santa Maria in Campitelli, situata presso le case dei Serlupi nell’attuale Piazza Campitelli. I Chierici Regolari desideravano costruirvi, per esigenze di culto e di vita, la chiesa e un convento più decorosi, ma nulla si fece fino al 1656, quando, per sovraffollamento e sporcizia anche a Roma si diffuse la “peste nera”, male che provocò nell’intera penisola la morte di un milione di persone. Tale peste è uno degli avvenimenti più documentati del XVII secolo: la sacra immagine della Madonna del Portico ottenne anche quella volta la cessazione della peste. Dicono le cronache, che il Papa Alessandro VII nel 1662 “consentì al senato e popolo romano che si votasse di collocare con maggiore ornamento la miracolosa immagine di Santa Maria in Portico, oggetto della generale divozione, cui avevano ricorso nelle pestilenze più papi, massime Leone X e Adriano VI”. Ed “effettuato il voto nel dì della Concezione, lo eseguì poi con edificare la Chiesa di Santa Maria in Campitelli ove Alessandro VII solennemente trasportò la prodigiosa immagine, alla cui intercessione erasi attribuita la cessazione della peste” (MORONI, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro fino ai nostri giorni, pp. 231). La chiesa fu progettata da Carlo Rinaldi e Giovanni Antonio Rossi. 

Un altro miracolo è legato a Santa Maria in Campitelli e risale al I febbraio del 1703, quando i romani si rivolsero alla Madonna del Portico per chiedere che la città fosse risparmiata dal terremoto che interessò la regione. Il senato e il popolo romano stabilirono, con voto solenne, che la città avrebbe digiunato ogni I febbraio per cento anni e che i fedeli si sarebbero raccolti ogni anno qui per ricevere, in quella ricorrenza, la benedizione solenne. La città fu risparmiata.

La devozione alla Madre di Dio in questo santuario ha il suo fulcro nella venerazione dell’immagine di Maria Romanae Portus Securitatis, Maria Porto della Romana sicurezza. L’immagine attuale risale all’XI secolo, ed è una lamina di rame dorato con smalti blu, azzurri, rossi e verdi. I canoni dell’iconografia bizantina sono declinati in chiave romana: Maria è rappresentata come trono di Cristo e indica il Figlio benedicente da Lei tenuto in braccio, tra fronde di quercia in un cielo blu stellato, sotto un arco sormontato dai ritratti degli Apostoli Pietro e Paolo. Un’Odighitria, Colei che indica Colui che ha detto “Io sono la Via, la Verità e la Vita” rappresentato nelle fattezze di un bambino-adulto ricco, di giorni perché Dio incarnato. Nell’immagine, con la quale si benedice la città ogni anno, si condensa la forza protettrice dei celesti Patroni dell’Urbe: la Vergine Santissima e gli Apostoli Pietro e Paolo. Anche noi nel portico della loro Fede cerchiamo rifugio, soprattutto oggi. É consolante poter invocare Maria col titolo di “Porto della Romana sicurezza”. L’aggettivo Romana è suggestivo e fortemente evocativo, fa correre il nostro cuore e la nostra mente in molte direzioni. Ci piace intenderlo riferito alla città di Roma, ma anche a Santa Romana Chiesa e alla Romanità che in essa si custodisce ancorata sugli Apostoli Pietro e Paolo, colonne e fondamento della Fede, “Di quella Roma onde Cristo è romano” (Purg. XXXII 102).  

La Terza Persona della Santissima Trinità rinvigorisca nella Chiesa il coraggio di far risuonare limpida, chiara e forte la parola della Verità, confessandola, insegnandola, difendendola in modo intrepido. La volontà di combattere per la Fede e contro l’ingiustizia, sia in ogni membro; la difesa dei deboli, sia impegno di tutti; la tutela della vita umana, dal suo accendersi nel seno della madre fino al suo naturale spegnersi, sia premura instancabile di vescovi, sacerdoti e fedeli. Oggi vediamo moltiplicarsi parole e gesti ridondanti là dove dovrebbe regnare il silenzio, l’adorazione di Dio, l’umiltà e la preghiera, vale a dire nella Liturgia nella casa di Dio, e spegnersi la parola franca e coraggiosa e la testimonianza nella vita quotidiana, per le strade e nelle piazze: l’esatto opposto di quel che accadde agli Apostoli a Pentecoste. Che strana prassi è quella di parlare dove converrebbe tacere e di tacere dove si dovrebbe parlare, finendo sempre col discorrere di cose umane, e poco di Dio. C’è timidità, mancanza di parresia, abdicazione alla responsabilità diretta dell’evangelizzazione, debole presenza della Parola di Verità nell’agone pubblico, là dove invece occorrerebbe insegnare ai bambini e ricordare agli adulti smemorati che l’umanità, come uomo e come donna, reca l’immagine di Dio, là dove le creature andrebbero messe al riparo dal crimine dell’aborto. Una mancanza di spirito missionario, una paura che poco corrispondono al miracolo della Pentecoste. Chiediamo a Santa Maria Porto della Romana Sicurezza, d’intercedere presso il suo Divin Figlio l’invio abbondante dello Spirito Santo sulla Madre Chiesa perché, risanata dalla ogni sua malattia e paralisi, riprenda il proprio servizio di annuncio della Verità intera di Cristo all’umanità sfinita e stanca. In Maria Porto della Romana sicurezza, sotto il patrocinio dei SS. Apostoli Pietro e Paolo manteniamo l’unica via che conduce alla mèta: Cristo Gesù nostro Signore che vive e regna nei secoli dei secoli. Sia lodato Gesù Cristo! 

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