Il CNSP sul preannunciato scandalo di Reggio Emilia

98A-distruzione_ZIl 3 giugno prossimo si terrà a Reggio Emilia un gay pride promosso dall’Arcigay reggiana in collaborazione con i comitati Arcigay di Bologna, Parma, Piacenza, Modena e Mantova, destinato, come informano gli organizzatori, a sostenere i cosiddetti matrimoni egualitari, invocandone l’introduzione nel nostro ordinamento.

Eventi simili, diventati ormai quasi abituali, non cessano di suscitare la ferma e accorata indignazione dei fedeli cattolici, che non possono e non devono rassegnarsi a considerare normale un così grave pubblico scandalo: cioè un’occasione in cui il peccato di sodomia – che grida verso il Cielo (CCC 1867) – viene proposto come modello di vita addirittura virtuoso e meritevole di pubblica tutela.

Il CNSP, condividendo lo sdegno espresso da tante parti e da numerose organizzazioni dopo l’annuncio della manifestazione, esorta tutti i fedeli del Populus Summorum Pontificum, e tutti i buoni cattolici, ad elevare da oggi sino al 3 giugno fervide preghiere, in particolare recitando il santo Rosario, affinché la programmata manifestazione non abbia luogo, e alla città ed alla Diocesi di Reggio Emilia, che proprio lo scorso 13 maggio si è consacrata al Cuore Immacolato di Maria, venga risparmiato questo sfregio doloroso; invocando, soprattutto, la conversione dei promotori della manifestazione e dei sostenitori della falsa cultura che essa esprime.

In unione di preghiera con quanti hanno promosso e promuoveranno, in varie forme, pubbliche riparazioni per i preannunciati fatti di Reggio Emilia, invochiamo la Beata Sempre Vergine Maria, cui ricorriamo fiduciosi nel mese a Lei dedicato e nel centenario delle Apparizioni di Fatima, affinché ispiri ai nostri Pastori lo zelo e il coraggio oggi indispensabili per opporsi alla dilagante cultura anticristica, e per sfuggire alla tentazione di restare in silenzio, e di privare, così, il gregge loro affidato della guida paterna e sicura che gli è sempre più necessaria.

Sappia tutta la Chiesa, in particolare quella reggiana, seguire l’esempio di San Giovanni Paolo II, che, in occasione del gay pride tenutosi a Roma nel 2000, non mancò di far sentire la sua voce: «un accenno ritengo, poi, doveroso fare alle ben note manifestazioni che a Roma si sono svolte nei giorni scorsi. A nome della Chiesa di Roma non posso non esprimere amarezza per l’affronto recato al Grande Giubileo dell’Anno Duemila e per l’offesa ai valori cristiani di una Città che è tanto cara al cuore dei cattolici di tutto il mondo. La Chiesa non può tacere la verità, perché verrebbe meno alla fedeltà verso Dio Creatore e non aiuterebbe a discernere ciò che è bene da ciò che è male» (Angelus del 9.7.2000).

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